Il Castello di Prata Sannita

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Il castello di Prata, STORICAMENTE CONOSCIUTO COME CASTELLO PANDONE DAL NOME DELLA FAMIGLIA CHE LO HA POSSEDUTO PER DUE SECOLI (SEC. XIV E SEC. XV) INSIEME CON ALTRI CASTELLI DELLA VICINA REGIONE MOLISE, FU EDIFICATO IN EPOCA LONGOBARDA COME PRESIDIO MILITARE.

Il primo impianto doveva essere presumibilmente in legno, tuttavia non esiste alcuna fonte figurativa che ne testimoni la primitiva costruzione. Il territorio di Prata, percorso già in epoca preistorica durante l’ultima glaciazione avvenuta 75.000 anni fa, è situato all’interno della Regione Campania, all’estremo Nord ai confini con la Regione Molise ed è compreso nell’antica regione sannitico-irpina alla quale si sovrappose la presenza romana e successivamente la struttura della Langobardia minor suddivisa nei tre Principati di Benevento, di Salerno e di Capua.

Fonti storiche documentabili danno per certa l’esistenza di Prata fino dal 600 d.C, sotto il Ducato del principe longobardo Arechis. Intorno all’anno Mille il villaggio di “Prata Piana”, posto in pianura in direzione di Venafro, fu raso al suolo dalle truppe saracene chiamate come mercenarie in queste contrade da Radelchisio, Signore di Benevento per risolvere questioni di dominio fra i tre principati longobardi. Gli abitanti scampati al massacro e rifugiatisi in un primo momento in una località chiamata ancora oggi Colle Saraceno in ricordo  di quegli avvenimenti cruenti, decisero di edificare un borgo fortificato in un luogo protetto e più difendibile.

La Storia del Castello

Fonti storiche documentabili danno per certa l’esistenza di Prata fino dal 600 d.c., sotto il Ducato di Arechis principe longobardo. Nel periodo Angioino diviene feudo della famiglia Villa Coublai (a. 1271) seguita da quella dei Capuano, dei Sanframondo e dei Pandone, quest’ultimi originari di Capua …

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Il Castello, costruito sfruttando le asperità naturali di un costone di roccia, sovrasta il Borgo medioevale in vista del fiume Lete e del ponte di epoca romana successivamente consolidato nel Medio Evo. Lo schema planimetrico ricalca quello primitivo, di forma rettangolare, si articola intorno ad un cortile la cui pavimentazione di roccia poggia su una cisterna dove confluiscono le acque piovane provenienti dai tetti. Un pozzo consente l’utilizzo dell’acqua anticamente unica fonte idrica per gli abitanti del Castello.

Un primo portone, subito dopo l’arco di ingresso al Borgo, introduce alle rampe di accesso al Castello, costruite in pietra ad ampie gradinate e tornanti che terminano su una spianata da cui si domina una parte del Borgo sottostante. Il portale di fattura ottocentesca porta in alto scolpita nella pietra la data della fine dei restauri effettuati dalla Famiglia che è tutt’ora proprietaria della Dimora.

Il portone principale si apre su un androne in pietra viva e su una scalinata che conduce al cortile interno che separa le due ali del Castello e su cui si affacciano le finestre di alcuni ambienti. Le stanze abitate sono distribuite su tre piani. Un documento del 1742 descrive in parte la suddivisione dei locali: “una piccola chiesa dentro, stalle, pagliero e stanze per la gente di servizio ed altri comodi e cortile, cisterna d’acqua e legna con rimessa per le carrozze, sito in questa terra loco detto La Portella”.

L’impossibilità carrabile delle rampe di accesso impediva il transito alle carrozze fino all’ingresso principale, è pertanto da dedurre che tale rimessa corrispondesse all’attuale “frantoio” con macine in pietra ancora funzionanti e anch’esso parte del complesso monumentale ed inserito fra le basi delle due torri maggiori, con ingresso dalla piazzetta già “Largo Portelle” oggi Piazza Castello.

Il piano terraneo, raggiungibile con una comoda scala in pietra viva, ospitava anticamente i locali per la servitù ed alcuni depositi. Tutto il pavimento è di roccia e rivela come il complesso sia stato edificato assecondando la conformazione naturale del terreno. Ai lati, alcune pareti dell’ampio locale oggi adibito a cantina, anch’esse di roccia, mostrano i segni regolari dello scalpello utilizzato per renderne più uniforme l’andamento. Due di queste pareti corrispondono ai lati della cisterna.  Un grande pilastro quadrato sostiene parte delle volte su cui poggiano le stanze del primo piano.

Precede il vano delle cantine la stanza della prigione che occupa tutta la base della Torre piccola. Si tratta di un vano circolare utilizzato su due piani come lasciano immaginare i graffiti sull’intonaco, ricavati con strumenti di fortuna e che sfiorano quasi la volta. Le pareti di questo ambiente portano incise le emozioni dei prigionieri attraverso i loro scritti e disegni: profili di cavalieri, figure maschili e femminili, Calvari con croci alla sommità, linee verticali a segnare il passaggio dei giorni, piccole barche, uccelli, questi ultimi forse segno della libertà perduta ed ancora croci dei Cavalieri Templari e dei Cavalieri del Santo Sepolcro.

Nel tempo gli eventi storici, operando trasformazioni, arricchimenti e sottrazioni hanno configurato il nuovo aspetto del Castello trasformandolo da fortezza in residenza. Il lato posto ad Est verso il fiume Lete venne alleggerito da una loggia in seguito murata ed all’interno si realizzò una diversa distribuzione degli ambienti.  Il primo piano, adibito ad abitazione padronale reca più evidenti i segni degli interventi di modifica realizzati nel tempo come rivelano alcune incongruenze negli attacchi delle murature. I due ampi vani, posti dopo il primo cortile e completamente privi di copertura mostrano, anche se solo in parte, gli accorgimenti difensivi predisposti al momento della costruzione del Castello: il cammino di ronda che collegava le due torri maggiori, le tracce del tetto che correva internamente alle mura stesse, la scala a vista nella torre nord di cui rimangono segni ben visibili.

Nel vano più spazioso a cielo aperto, denominato oggi “terzo cortile”, sono visibili ancora zone di intonaco dipinto, la cappa di un camino, finestrini circolari che guardano verso il primo cortile e che davano luce ad un corridoio di cui si è rivenuta la pavimentazione negli ultimi anni del secolo XX. All’interno della Torre Nord alla quale si accede da questo ambiente è posto un affresco con racemi che incorniciano una Annunciazione. E’ probabile che questa fosse la “Chiesa” descritta nel documento del 1742 già citato.

Il secondo piano, al quale si accede mediante una scala ottocentesca in cotto, ripercorre la suddivisione delle stanze sottostanti. Da qui è possibile raggiungere la terrazza posta sulla Torre piccola e dalla quale si può ammirare l’intero Borgo medioevale spaziando fino alla pianura verso Venafro a Nord ed alla Valle di Pratella ad Ovest.

L’intero piano ospita tre Musei i quali hanno ricevuto il patrocinio della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Caserta e Benevento.  Si tratta del Museo Storico Militare della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, del Museo della Civiltà agricola e pastorale di Prata Sannita e del Museo del Vasaio.

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I Musei

I tre Musei che trovano posto nel Castello di Prata Sannita sono frutto di lunghe ricerche e di studi che ne hanno consentito l’ordinamento secondo un metodo rigorosamente scientifico e sono stati ideati e sono gestiti dai proprietari del Castello.

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Il Territorio e il Borgo

Il territorio di Prata è situato all’interno della Regione Campania, quasi all’estremo Nord, ai confini del Molise ed è compreso nell’antica regione asannitico-irpina.

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Le Attività del Castello

L’Associazione Castello di Prata Sannita, ha come finalità la valorizzazione della cultura come mezzo di promozione del territorio.

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